Orcia Doc, Quando il territorio fa la differenza

30 Novembre 2021

Masterclass al Castello di San Giovanni d’Asso a Montalcino guidata da Andrea Frassineti e presentata da Francesco Lizio Bruno, esperto di suoli produttivi


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Potrebbe sembrare una sfortuna quella di nascere in mezzo a due colossi come il Brunello e il Nobile in realtà per il Consorzio Vino Orcia Doc avere due sorelle così prestigiose in questi anni è stato solo da stimolo per migliorare e crescere soprattutto in qualità.

“Questo è un territorio che da un punto di vista geologico è molto diseguale, ci sono zone che hanno 30 milioni di anni e terreni molto più giovani ma è comunque un territorio di alta collina che deve alla freschezza il suo punto di forza, per cui riesce a esprimere grandi vini da invecchiamento ma anche bianchi importanti”, racconta Donatella Cinelli Colombini, presidente del Consorzio Vino Orcia Doc.

Il territorio della Doc Orcia comprende 12 comuni considerati tra le destinazioni turistiche più esclusive della Toscana, in cui nascono principalmente vini rossi di notevole struttura, armonia, complessità ma anche capacità di invecchiamento.

“Assaggiando questi vini ci siamo accorti delle differenze: una diversa mineralità, un tannino diverso, una complessità anche negli aromi, nei gusti; naturalmente influiscono anche il microclima della zona e la quota, abbiamo assaggiato anche vini anche a 500 m di altezza e altri sui 300 m. E questo, nelle due annate proposte, 2017 e 2018, lo abbiamo sentito”, spiega Francesco Lizio Bruno, geologo esperto di suoli produttivi.

Sei le etichette in degustazione durante l’evento presso il castello di San Giovanni d’Asso, sei interpretazioni del vitigno principe, il Sangiovese, che esprimono ognuna le caratteristiche del territorio di provenienza: dalle note più fresche dei vigneti più alti, alla struttura e avvolgenza di quelli con terreni ricchi di argilla e sabbie.  La Doc Orcia è oggi una Cenerentola che ha l’ambizione e le caratteristiche per diventare una bella principessa.

NOTE DI DEGUSTAZIONE:

(Il metodo di valutazione rispecchia le caratteristiche del vino assaggiato, le impressioni organolettiche ed emozionali dello stesso, del tutto soggettive e legate al mio gusto)

Campotondo Il Tocco 2018, vitigni Sangiovese e Colorino, al naso pieno ed intenso, frutta rossa matura, note mentolate, rosmarino e note dolci speziate. Attacco morbido al palato, tannino ancora vivaci, finale avvolgente. Chiude con richiami al caffè.

Donatella Cinelli Colombini Cenerentola 2017, vitigno Sangiovese a foglia tonda e Sangiovese, al naso frutta scura, sentori di mirtilli, sottobosco, e aromi di fungo. Sorso potente ma nello stesso tempo dolce, tannino ancora muscoloso, un vino di buona persistenza. Chiude con richiami alla liquirizia.

Capitoni 2017, vitigni Sangiovese e Merlot, al naso spiccano note di pietra lavica, accompagnate dalla frutta scura come la mora, e una nota ematica sul finale. Succoso al palato, dolce e giustamente alcolico, tannini ancora muscolosi. Chiude con richiami alla lavanda.

Poggio Grande Sesterzio 2017, vitigno Sangiovese grosso, al naso frutta rossa accompagnata da sentori di lavanda e rosmarino. Palato disteso, equilibrato e di buona materia, di buona persistenza, chiude con piacevolissime note tostate.

Bagnaia Miraggio 2017, vitigno Sangiovese in purezza,  naso vegetale accompagnato da note ematiche, fiori e arancia. Sorso piacevole e lungo, succoso e caldo. Chiude con richiami alla ciliegia matura.

Sasso di Sole 2018, vitigno Sangiovese in purezza, al naso è fine e floreale, si apprezzano fiori rossi, ciliegia matura e ribes ma anche intensi richiami alla macchia mediterranea. Sorso fresco, minerale e succoso, giustamente tannico, un vino fresco e verticale.

La piacevole giornata si è poi conclusa presso il ristorante Ritorno di Fiamma a Montisi dove abbiamo potuto degustare ottimi piatti con tartufo delle Crete Senesi abbinati ad altri ottimi vini dei produttori presenti.